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LA FORMAZIONE DELLE GROTTE La
roccia è un aggregato di minerali, intendendosi per minerale un corpo
naturale omogeneo costituente la litosfera;
un corpo è omogeneo quando due sue porzioni, ugualmente orientate,
presentano identiche caratteristiche chimiche e fisiche; la distinzione
valida a livello microscopico, perde valore a livello atomico essendo la
materia discontinua. Per esempio se prendiamo un cristallo di salgemma e
lo rompiamo in minutissimi frammenti, ciascuno di essi avrà uguale
composizione chimica (NaCl) ed uguali proprietà fisiche (durezza,
sfaldatura, ecc.). Se invece rompiamo un pezzo di granito otterremo dei
frammenti costituiti da quarzo, altri da ortoclasio, ecc.. Il granito non
è omogeneo, pur essendo un corpo naturale costituente la litosfera;
infatti è una roccia. Analogo ragionamento si può fare per un marmo, che
pur essendo per esempio costituito solo da calcite, avrà ogni singolo
elemento uguale agli altri, ma diversamente orientato. Una roccia quindi
è costituita da più minerali che sono i costituenti essenziali, e
da altri presenti in quantità
minore che sono i costituenti accessori, distribuiti uniformemente
nella massa della roccia. La
classificazione delle rocce,
oltre a tener conto della composizione mineralogica, tiene conto anche dei
processi genetici che hanno portato alla loro formazione. Quest’ultimo
criterio fornisce una prima grande suddivisione delle rocce in tre gruppi:
1) Rocce magmatiche che si sono formate per consolidamento del magma
presente nelle regioni profonde della crosta terrestre. 2) Rocce sedimentarie formatesi per deposizione sul fondo di mari o
laghi o sulle terre emerse, di materiali trasportati dal vento o
dall’acqua o che precipitano per l’azione di organismi o per
evaporazione dell’acqua stessa. 3) Rocce metamorfiche che derivano da rocce preesistenti (sia
magmatiche che sedimentarie o anche metamorfiche) per trasformazione ad
opera di elevate temperature o
pressioni che si sviluppano all’interno della crosta terrestre ad
opera di movimenti tettonici o
a causa del peso di strati gravanti sulle masse rocciose. Le
rocce che interessano principalmente lo speleologo sono essenzialmente le
rocce carbonatiche. Le rocce carbonatiche sono rocce sedimentarie; ai
nostri fini si possono citare: 1) Calcite (CaCO3) 2) Aragonite (CaCO3 meno
stabile che tende a trasformarsi in calcite) 3) Dolomite (CaCO3 . MgCO3). La dolomite presenta superfici cristalline ed è difficilmente attaccabile dall’azione chimica dell’acqua (è attaccata da acido cloridrico concentrato a caldo), mentre la calcite è più attaccabile dall’azione chimica dell’acqua (dà effervescenza già con acido cloridrico diluito a freddo) e quindi è la più interessata dal fenomeno carsico. I
calcari generalmente si sono formati
per sedimentazione in ambiente marino a profondità piuttosto
modeste, ma esistono anche calcari di tipo continentale, quali il
travertino che si forma presso le sorgenti con acque ricche
di carbonato di calcio che sono costrette a depositare in parte
quando, giunte all’aria libera, tendono a perdere CO2 e l’alabastrite,
che non è altro che la concrezione degli speleologi. Il
travertino a causa della sua porosità, non favorisce il fenomeno carsico,
ma bisogna prestare la massima attenzione alle “placche di travertino”
anche di modesta estensione, di qualunque età esse siano, poiché può
essere la
preziosa indicazione di una sorgente ormai esaurita che permette
l’accesso a sistemi carsici di notevole importanza. Le
rocce così come noi le vediamo, raramente si sono formate nella stessa
posizione; il complesso delle deformazioni subite dalla crosta terrestre e
le cause che le producono sono
studiate dalla tettonica. Citiamo
alcuni esempi di deformazioni che più di frequente possono essere
incontrate dallo speleologo: la faglia è una frattura accompagnata dallo
spostamento relativo di due lembi; la frattura può essere beante o aperta
quando c’è stata un’azione distensiva, oppure chiusa nel caso di
un’azione compressiva. Per
diaclasi si intende una frattura senza spostamento relativo; per gli
speleologi ha il significato di frattura beante subverticale. molto
stretta ed estesa. Le pieghe si sono prodotte in seguito a deformazioni
avvenute su rocce che avevano comportamento plastico; fondamentalmente si
distinguono in anticlinali quando la convessità è rivolta verso
l’alto, e in sinclinali quando è rivolta verso il basso. In
conclusione, normalmente è richiesta una notevole preparazione per
eseguire un rilevamento geologico, tuttavia lo speleologo potrà eseguire
rilievi di dettaglio sia riconoscendo la roccia in cui si apre una grotta,
sia determinando gli elementi strutturali.
Comunque,
il problema che si pone in genere allo speleologo è semplicemente quello
di distinguere un calcare da una dolomia e di rilevare direzione,
inclinazione ed immersione degli strati.
Col
termine speleogenesi si intende l’insieme dei fenomeni che portano alla
formazione dei vuoti all’interno della roccia ed alla sua successiva
evoluzione per dar luogo ad una grotta. Sorvoliamo sui tipi di cavità che
non interessano lo speleologo e trattiamo brevemente
la formazione di grotte in ambiente carsico. Queste
grotte devono il loro sviluppo alle varie azioni, chimica, fisica
e meccanica, che l’acqua svolge di volta in volta sulla roccia. Innanzi
tutto va detto che , essendo l’acqua alla base del processo, è
necessario che essa possa penetrare all’interno della roccia, e che
quindi esistano dei vacui nel
massicci; tali cavità iniziali possono essere
contemporanee alla formazione della roccia (singenetiche) , oppure
formarsi in un secondo tempo, ed è questo il caso più comune per cause
di origine tettonica, e quindi per deformazione e sopratutto fratturazione
della roccia. Una
volta formato il reticolo iniziale di fessure, interstrati, canaletti,
ecc. l’acqua inizia a circolare e
ad esplicare la sua azione
aggressiva sulla roccia. Questa aggressione, finché i cunicoli saranno di dimensioni ridotte, potrà essere solo
chimico/fisica e non meccanica; man mano che i condotti iniziali aumentano
di dimensioni, l’acqua comincia ad acquisire moto turbolento,
trasportando detriti solidi in sospensione e sul fondo, e di conseguenza
ad esplicare azione demolitrice meccanica sulla roccia attraversata.
Parliamo adesso dei principali meccanismi chimico/fisici con cui
l’acqua può aggredire la roccia. Si
ha dissoluzione semplice quando l’acqua attraversa rocce idrosolubili
(gessi) e quindi semplicemente le discioglie. Si ha corrosione quando si instaura quel processo essenzialmente chimico in
cui l’acqua in presenza di anidride carbonica, attacca il carbonato di
calcio e lo solubilizza; questo tipo di azione
è il meccanismo fondamentale speleogenetico
nelle rocce carsiche, dato che esse, in prima approssimazione, non
sono solubili in acqua. La dissoluzione del calcare implica
quindi una presenza di anidride carbonica disciolta in acqua la cui
provenienza è di vario tipo: l’acqua piovana raccoglie CO2
nell’atmosfera, poi assorbe quella presente nel suolo grazie
all’azione di microrganismi e
piante fino a raggiungere concentrazioni centinaia di volte superiore, poi
ancora si arricchisce dell’anidride carbonica
prodotta da vari acidi minerali in presenza di carbonati e infine
di quella prodotta dall’ossidazione degli acidi umici ( acidi organici
prodotti dalla decomposizione dei prodotti naturali nel suolo).
L’acqua ricca di anidride carbonica discioglie il carbonato di
calcio fino a saturazione, cioè alla condizione di equilibrio; al di là
di tale condizione inizia a depositarlo creando in tal modo le
concrezioni.
Le
azioni descritte, nel corso di milioni di anni hanno dato luogo a
molteplici tipi di grotte, che nel proseguo del testo andremo ad
analizzare.
Mentre
il termine speleogenesi indica l’insieme dei fenomeni chimici e fisici
che portano alla formazione di una grotta, il termine speleopoiesi
comprende i fenomeni chimici e fisici che portano ad un accumulo di
materiale al suo interno, fino a un eventuale riempimento totale. Il
materiale che si accumula in una cavità può essere suddiviso in depositi
fisici, chimici e biologici; se poniamo attenzione alla loro provenienza
possiamo suddividerli in depositi autigeni cioè presenti in loco, oppure
allotigeni cioè provenienti dall’esterno; infine, può essere fatta una
ultima distinzione in depositi permanenti, i quali rimangono e non sono più
rimossi, e depositi temporanei, quali sabbie
e argille che si depositano al
decrescere di una piena per essere poi rimosse da quella successiva. Di
maggiore interesse sia per gli aspetti suggestivi che per l’imponenza
del fenomeno, sono i depositi chimici,costituiti più comunemente da
carbonato di calcio e la cui genesi è
illustrata dalla nota formula : CaCO3 + H2O + CO2 = Ca(HCO3)2 che letta da
sinistra a destra rappresenta la corrosione, da destra a sinistra il
concrezionamento. Le concrezioni, come è stato già detto si formano in
ambiente vadoso in quanto è necessario
l’elemento gassoso, assente in ambiente freatico. Infatti, se
consideriamo una goccia d’acqua satura che scende lentamente in una
frattura della roccia e sbocca in una cavità maggiore, essa subisce una
diminuzione di pressione, e pertanto libera anidride carbonica e deposita carbonato di calcio. Il deposito può avvenire
anche per innalzamento della temperatura, cosa frequente in grotta nei
pressi degli imbocchi, ma insignificante in profondità; l’evaporazione
dell’acqua, che potrebbe anch’essa provocare precipitazione di
carbonato di calcio, non avviene nelle grotte perché l’atmosfera ha
un’umidità relativa del 100%. I tipi di concrezione in grotta sono di
una varietà di forme vastissima; tuttavia è possibile distinguerle in
concrezioni di parete, soffitto e di pavimento a seconda del luogo dove si
formano. Considerando le concrezioni che si formano sul soffitto di una
cavità; nel caso in cui la goccia d’acqua sbocchi in una posizione da cui per giungere al
pavimento deve immediatamente staccarsi, allora si formeranno stalattiti
singole o, nel caso in cui l’acqua provenga da una fessura, si
formeranno cortine. I tipi possibili di concrezione di soffitto sono due:
le stalattiti e le eccentriche; le stalattiti si suddividono a loro volta
in stalattiti vere e proprie e cannule
dette anche “spaghetti”. Il meccanismo di formazione di questi
due ultimi tipi è analogo; l’elemento che le differenzia è la velocità
di distacco dell’acqua, infatti, se essa è sufficientemente lenta si ha
la stalattite vera e propria; man mano che aumenta si hanno stadi
intermedi fino a giungere alla cannula classica, che è un tubicino vuoto
con pareti di carbonato di calcio sottili e fragili; superata anche la
velocità di formazione delle cannule non si hanno più concrezioni. Alla
categoria delle eccentriche si fanno appartenere quel tipo di concrezioni
che non seguono la legge di gravità per accrescersi; ciò accade nei
seguenti casi: quando una stalattite è sottoposta a ventilazione notevole
e costante; quando
intervengono geminazioni macrocristalline di calcite o aragonite; quando,
a causa del canalicolo di alimentazione estremamente sottile e del
lunghissimo tempo di ritenzione della goccia
(che praticamente non deve mai staccarsi), i microcristalli che si
accrescono all’interno della goccia stessa non subiscono l’effetto di
gravità e possono assumere direzioni del tutto casuali. Passiamo
ora ad esaminare le concrezioni di parete , che possono essere di due
tipi: le vele e le
concrezioni di splash; nel primo caso, la goccia percorre un tratto di
parete prima di distaccarsi, depositando carbonato di calcio lungo tutto
il percorso, dando luogo in tal modo ad una concrezione dalla forma estesa
e sottile: appunto la vela. Nel
secondo caso si hanno concrezioni di tipo mammellonare, che si sviluppano
in presenza di stillicidio abbondante, le gocce rimbalzano sulle pareti;
se trovano adeguate condizioni quali escrescenze depositano il carbonato
di calcio che si accresce appunto
in forma di mammelloni. Le
concrezioni di pavimento si riassumono nelle seguenti forme: stalagmiti,
tazzette e pisoliti. Le stalagmiti, che per inciso rappresentano le
concrezioni di maggiori dimensioni in grotta, vengono generate
dall’impatto sul terreno di una goccia che si distacca dal soffitto; il
loro accrescimento avviene a sezione circolare, in quanto la goccia al
suolo si disperde in modo
radiale, e il deposito è massimo al centro; di conseguenza inizialmente
assumono la forma di calotta sferica, e man mano che gli strati si
sovrappongono, i bordi tendono ad
allargarsi e a divenire più ripidi, fino a che non diventano verticali; a
questo punto inizierà l’accrescimento in altezza. I fattori che
influenzano l’accrescimento stalagmitico sono due: la qualità di acqua
relativamente allo spessore, il suo contenuto il suo contenuto in anidride
carbonica relativamente alla velocità di accrescimento in altezza.
Si possono verificare casi in cui alla sommità di una stalagmite
vi sia un foro in luogo della consueta vaschetta; ciò accade a causa di
temporanea variazione chimica dell’acqua
che da concrezionante diventa aggressiva. La stalagmite e la
corrispondente stalattite, accrescendosi tendono ad unirsi formando una
colonna, che ovviamente non si svilupperà più in altezza ma in
larghezza. Le
tazzette si formano quando
l’acqua scorre su un terreno in leggera pendenza. In queste condizioni
la massima saturazione si ha a livello di superficie e quindi la
deposizione avviene lungo i bordi delle eventuali asperità emergenti, che
pertanto tendono a divenire sempre più vaste
e ad unirsi formando cordonature sempre più ampie. Se per una
causa qualsiasi un bordo si rompe , l’acqua esce solo da questa zona,
che si incrosta rapidamente ripristinando il cordone. Caratteristica
saliente delle terrazze è l’omogeneità del livello dei bordi.
All’interno di vaschette o comunque di depressioni, possono
instaurarsi le condizioni favorevoli per la formazione di pisoliti o perle
di grotta. Il meccanismo di formazione è il seguente: lo stillicidio in
una pozza d’acqua provoca agitazione
e quindi lo svolgimento di anidride carbonica e la precipitazione
di carbonato di calcio, sia sulle pareti che su qualsiasi corpo estraneo;
lo stillicidio stesso provoca l’agitazione delle perle cosicché ruotano
e non si saldano alle pareti, assumendo di conseguenza la forma
sferica o cilindrica a seconda del tipo di moto. Altro tipo di riempimento
può essere costituito da mineralizzazioni che si manifestano sottoforma
di macrocristalli che possono dar luogo anche ad eccentriche improprie.
Infine
abbiamo i riempimenti dovuti a depositi biologici, costituiti da guano e
da ossa, il primo derivante dall’attività organica di pipistrelli e
uccelli; nell’evoluzione di questi sedimenti interviene l’attività di
microrganismi e i prodotti
dell’alterazione delle rocce carbonatiche su cui si depositano.
Gli
elementi più classici che si
presentano in grotta, a parte gli elementi di deformazione tettonica quali
diaclasi, ecc., sono essenzialmente saloni, gallerie, pozzi, sifoni,
fusoidi, scallops, marmitte, ecc. Si
dice galleria vadosa quella asciutta o in cui l’acqua scorre a pelo
libero: galleria freatica è quella totalmente riempita dall’acqua;
quest’ultima presenta corrosione su tutta la superficie, con forma
cilindrica o ellittica, con l’asse maggiore coincidente con un giunto o
una frattura. La
galleria vadosa presenta erosione e corrosione accentuata nella parte
inferiore percorsa dall’acqua, quindi ha forma sviluppata più in
verticale che orizzontale. Un
pozzo è dovuto ad acque aggressive provenienti dall’alto, per
stillicidio o cascata; in quest’ultimo caso si ha il progressivo
arretramento della parete ove scorre l’acqua con il conseguente
allargamento del pozzo. Un pozzo che si sviluppa verso l’alto prende il
nome di camino, ma non vi è nessuna differenza
morfologica con il pozzo se non nel modo in cui si presenta allo
speleologo. Un sifone pensile
è un tratto di galleria freatica posta tra due gallerie vadose,
totalmente riempito d’acqua e superabile solo con tecniche subacquee. Un
sifone di fondo è invece quello
che si trova a contatto con la superficie freatica e
pertanto è completamente allagato. Sorgente
è il punto in cui acque sotterranee
vengono a giorno; se è evidente che l’acqua è stata assorbita a monte
si parla di risorgenza.
Grotta
di attraversamento è una cavità che attraversa completamente il
massiccio calcareo ed è percorribile nei due sensi. Laminatoio è una
galleria freatica che corre tra due strati ed ha sezione fusoidale con
l’asse maggiore posto nel piano degli strati.
Scallops sono chiamate le sculture alveolari a forma di cucchiaino
con la parte più ampia e depressa posta contro il verso della corrente,
si formano per il moto vorticoso dell’acqua nella fase freatica.
Marmitte di evorsione sono forme a volte di dimensioni considerevoli,
dovute ai vortici che fanno rotolare i ciottoli sul fondo.
Esistono anche marmitte inverse che si formano sulla volta delle
gallerie, ma sono dovute a corrosione per miscela di acque e quindi
caratteristiche delle gallerie freatiche.
Stefano Mortari
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