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AUSTRIA Da Passau a Vienna lungo il Danubio |
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... della bici, non del sole! Un approfondimento degli episodi più strani, divertenti, stravaganti, che hanno reso più simpatica la nostra vacanza. - Le regole d'oro, ovvero tutto quello che dovreste sapere per... - Ho visto cose che voi umani... - L'uomo che guardava passare i treni - Il lucchetto, questo sconosciuto - - - - - - - - - - - - - - - - Le regole d’oro – Parte I (By Elena) Ovvero tutto quello che dovreste sapere per…. andare in bici in gruppo e riuscire simpatici al capogruppo. Poi se le seguite o meno sono affari vostri e di chi è con voi! Le regole sono state dettate al primo incontro con il capogruppo, la sera prima della grande partenza, in un serio summit, serio perché ancora non ci si conosceva ed ognuno mostrava il suo lato, ehm…. migliore. Queste regole, sulla carta, sembrano poche e facili, il fatto è che quando ti trovi “intruppato” in compagnia di altre 26 biciclette, magari sotto la pioggia, beh, è un’altra cosa. Comunque, eccole: 1) Tenere sempre la destra: sì, buona questa, primo, bisogna saper distinguere tra destra e sinistra; secondo, la destra di cosa??? Io per tenere fede religiosamente alla prima regola sono caduta rovinosamente (ho creduto che la destra fosse oltre il ciglio della strada!); 2) Andare sempre in fila indiana: ma se siamo in Europa, anche se un po’ spostati a oriente rispetto all’Italia, siamo sempre molto lontani dall’India, come facciamo a rispettare regole di altre culture? 3) Suonare il campanello solo in caso di necessità, già, basterebbe averlo a portata di dito, alcuni giravano sul manubrio come trottole e quando c’era la necessità non erano mai a portata, allora si suonava quando la “trottola” era per il verso giusto; 4) Aspettare sempre chi ci segue per non perdere il gruppo, e sì, anche questa è buona, ma se uno si gira per vedere se ci sono gli altri dietro, rischia di cadere, e allora andare avanti è sopravvivere; 5) Mantenere le distanze di sicurezza, su questo argomento è sorta una discussione interiore: siccome la distanza di sicurezza è un’operazione matematica (quale non l’ho ancora capito) allora vuol dire che devo avere dei fattori numerici tra i quali fare l’operazione, ma se non ho il contachilometri come faccio a sapere a quanto sto andando per calcolare la giusta distanza? Chiaro? Semplice? Elementare? Boh! Comunque segnatevi le regole, sono importanti! - - - - - - - - - - - - - - - - Le regole d’oro – Parte II ovvero tutto quello che dovreste sapere per…. andare in bici sotto la pioggia Sì, anche queste sono regole semplici, solo che ci vuole la giusta esperienza, ovvero giorni e giorni di chilometri in bici sotto la pioggia. E questo abbiamo fatto per voi, per “testare” dei principi teorici, provarne la validità sul campo e farvene dono. Ebbene, frutto della nostra esperienza, direttamente dal Danubio ecco le regole d’oro che potrete tramandare ai vostri figli e nipoti, di bagnato in bagnato. Abbiamo ancora una volta confermato la teoria di Darwin…, no, non quella che l’uomo deriva dalla scimmia, ma quella che è la funzione che sviluppa l’organo; nel nostro caso a forza di pedalare sotto la pioggia, con il cappuccio sugli occhi, beh abbiamo sviluppato una vista a raggi X, la pelle si è impermeabilizzata o forse ci stanno spuntando le squame…. Ecco il vademecum del ciclista sotto la pioggia:
1) Non siamo fatti di zucchero, quindi se ci si bagna non ci si scioglie (purtroppo nemmeno i grassi!), grande regola appresa in un altro viaggio in bici, sotto la pioggia; 2) Meno ti vesti, meno ti bagni; pare ovvio ma per molti non è così, finché non ti rendi conto del peso in più che deve sopportare la tua bici, e le tue gambe, quando hai 4 strati addosso e tutti fradici. 3) La pezzuola in testa non protegge solo dal sole; qualcuno mi ha dato della campagnola, altri hanno pensato che avessi fatto un trapianto di capelli…., in realtà è l’unico modo che conosco per avere i capelli asciutti anche sotto il cappuccio del Kway. Poche regole, essenziali e chiare, fatene tesoro.
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La cena ipocalorica (By Elena) Loro, quelli del bel ristorante in albergo lussuosissimo con annesso Casinò a Linz, non sapevano che cosa gli aspettava, anzi chi gli aspettava. Prendete 27 ciclisti, molti per caso, fategli fare una sessantina di chilometri con un panino per pranzo e poi vedete che vi combinano a cena! C’era poi la sfida con gli aggressivi che ci attendeva il giorno dopo, avevamo quindi bisogno di riequilibrare il metabolismo (detto alla toscana “’e s’avea fame!”). E così ci sediamo a tavola, notiamo la bella apparecchiatura, il panorama dalle vetrate e… il menù in italiano. Lo andiamo a leggere: Crema di verdure, sminuzzato di maiale (veramente un lavoro di “parcellizzazione” notevole, qui usano il bisturi invece del coltello, viste le dimensioni dei pezzetti un’opera di microchirurgia), broccoli (letteralmente 3 piccoli fiori di broccolo), e patate (2 sceniche, ma mignon, patate alla duchesse), torta di albicocche. Tutto qui, al tavolo, dopo aver “bevuto” la crema di verdure e aver visto arrivare le porzioni del piatto forte, c’è molta tensione, ognuno guarda nel piatto del vicino, poi lo fissa negli occhi forse per tentare l’ipnosi e riuscire a “rubare” qualcosa. Insomma tutti pensano alla propria sopravvivenza. Ma è inutile tentare l’ipnosi tanto ognuno è concentrato sul suo piatto e non lo perde di vista. Il primo cestino di pane si volatilizza in pochi secondi. Se ne ordinano degli altri, le ragazze vorrebbero offrire qualcosa ai ragazzi ma realizzano che quella dose è scarsina anche per loro e la loro offerta non serve a placare la fame del gruppo. Urge un’idea brillante…. Si chiede altro pane, e altro ancora, beh alla fine ci portano direttamente il pane ancora semicongelato. Forse era quello della prima colazione di domani??? Ma preoccupiamoci di un pasto alla volta.
Dopo cena ci rifugiamo in un pub e qui facciamo incetta di popcorn, purtroppo l’unica cosa commestibile che avevano….
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Ho visto cose che voi umani... (By Adriano) Chi dice che di notte non si possono fare fotografie? E' vero, una delle prime regole che si impara quando si inizia a scattare è che la fotografia è luce. Ma anche di notte c'è luce, più di quanto ci si immagini! Sono i nostri occhi che sono "tarati" per vedere fino a una certa soglia di luminosità. Una delle cose più belle per un fotografo è poter giocare con la luce, catturare attraverso il sensore (come cambiano i tempi, una volta avrei detto pellicola...) tutta la luce disponibile, quella che gli occhi umani non riescono a vedere. Cosa occorre? Una fotocamera che lavori in manuale, un cavalletto, tanti secondi di esposizione e i soggetti giusti; il cielo, apparentemente nero, a volte si colora di blu (il famoso color blu notte...) e le luci artificiali che si espandono creano riflessi suggestivi e colori un po' irreali. E' un'altra realtà, osservabile grazie alla macchina fotografica.
Ok, lo ammetto, qui mi sono fatto prendere un po' la mano con il fotoritocco; concedetemi questa elaborazione "artistica". La foto originale si trova in testata al terzo giorno.
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La guerra delle tappe (By Elena) Tutto iniziò in una tranquilla sera d’agosto a Linz. Quel pub, quel bicchiere vuoto... quel Giampiero e…. le tappette. Sì, sono una delle due tappette dichiarate del gruppo, Elena e Ilaria, tappe fuori, ma giganti dentro. Due leonesse, ovvero del segno del leone, sempre in agguato.
E’ la sera della sfida tra aggressivi e pigri, di fronte all’irruenza verbale di Giampiero e al silenzio “tombale” (rassegnato? Consapevole?) di Francesco, loro, le due tappette, esplodono. Giampiero, forse inconsapevole della suscettibilità delle due fanciulle esce fuori con un “beh, ma insomma voi avete delle tappette!!”in realtà, ad onor del vero, nel suo gergo si riferiva alle nostre “piccole tappe” giornaliere in bici. Ma detto così, rivolgendosi a Francesco che era seduto vicino a Elena e Ilaria, era una bella provocazione. Le due, sentitesi chiamate in causa, all’unisono e senza nemmeno guardarsi se ne escono in coro: “tappette??? A chiiiii?”. E lì sciorinano tutta una serie di metafore, parafrasi colorite, giusto per avviare una seria sfida “dialettica” che finirà, ahimè, solo a Vienna.
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Gran premio della montagna (By Ilaria)
...Si parte. Lasciamo
il gruppo al loro autobus, pensando "ma chi ce lo fa fare?" e ci avviamo
verso la dura salita. I ragazzi fremono, dopo la salita di Mauthausen
qualcuno vorrebbe riscattarsi. Ecco Adriano che parte in testa, Federico
lo insegue ma io, ultima della fila, pensando che il pendio fosse più
dolce, faccio un cambio azzardato:
Cerchiamo per qualche minuto di capire le regole del gioco del golf, ma la vista si confonde.... c'è una bionda procace con il proprio maestro che non sembra essere troppo concentrato sulla mazza (da golf)..... vorremmo sapere come va a finire la storia ma ahimè, è già ora di rimontare in sella alla volta di Maria Taferl, gli ultimi pianeggianti km sognando una bella doccia... FREDDA.
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L’uomo che guardava passare i treni (By Elena) Protagonista unico e assoluto Francesco, in un giorno d’agosto, alla periferia di un villaggio sul Danubio…. Il gruppo arriva ad un passaggio a livello, almeno sembra, ma non c’è la sbarra, c’è un manovratore, non una sagoma, un uomo in carne ed ossa! (ecco un modo intelligente per risolvere l’annoso problema della disoccupazione, che dritti questi austriaci!). Quest’uomo ci segnala con una bandiera il passaggio di un treno merci in arrivo dalla nostra destra, il treno sferragliando lentamente passa, il passaggio è libero e Francesco accenna la partenza, urlo prepotente del manovratore e sequela di parole per noi, fortunatamente, incomprensibili; Francesco, ancora un po’ tramortito dall’urlo del manovratore e forse proprio perché tramortito, si ferma.
Il treno in effetti torna indietro e, ancora più lentamente, ripassa una volta, si ferma sul passaggio e ripassa ancora. La tensione è forte... l’attesa spasmodica, passano 5, 6 minuti ancora, il treno riparte e non si riferma. Finalmente c’è il “via libera”! Il mio pensiero resta al povero manovratore, fino ad oggi credevo che il lavoro in fonderia, davanti all’altoforno, fosse il più duro, ma ora pesare che una persona sia costretta a fare il “semaforo vivente”, beh questo li batte tutti!
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E tutti risero….. (By Elena) Ovvero, battute in libertà sul battello e non. Per dare il senso del livello intellettuale del nostro gruppo, non parlo di tutti i 27 partecipanti, ma del sottogruppo “giovini di belle speranze”, ecco un estratto delle migliori battute venute fuori nei momenti di relax lungo e sul Danubio. Non so se è il caso di fare anche i nomi degli autori di tante perle di intelligenza e saggezza, sinceramente un bell’omissis ci sta bene, ognuno di noi ha una certa reputazione…. nella vita professionale! Ecco cosa disse il nostro omissis alla vista di donna-barile con le gambe, dopo la mitica cena ipocalorica di Linz: “ecco, vorrei andare a mangiare dove va questa di solito!”. All’ennesimo colpo sul ginocchio, leso da una rovinosa caduta, la nostra omissis: “Ahi!! Eh, si sa, la bici batte dove il ginocchio duole!”. Poi c’è la raffica di battute sul battello, è stata dura ricordale tutte, e non so se ci sono riuscita, ma alcune sono indelebili. Siamo seduti sul ponte del battello, vicino a noi ci sono quattro giapponesi, noi ci siamo messi in libertà togliendoci scarpe, magliette e tutto quanto poteva far da ostacolo al…. sole; uno dei giapponesi si alza, ha 15 euro in mano, ci guarda e omissis dice, rivolto a noi: “ecco ora ci dà i 15 euro per spostarci” e la nostra omissis replica “no, ce li dà se ci rimettiamo le scarpe!”. Avete capito che livello?? Si sente che sono tutti “giovini” ben istruiti, ed il meglio deve ancora arrivare. Siamo sempre sul battello e alla vista dei continui passaggi di una cameriera che prende le ordinazioni, la solita omissis di prima, che si sta incremando, se ne esce con una richiesta: ”se passa di nuovo le chiedo se mi spalma la crema ‘indo’ ‘un arrivo” (toscanismo: dove non posso arrivare con la mia mano”).
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Il lucchetto…. questo sconosciuto (By Elena) Già al momento della consegna della bicicletta è stata una dura prova mandare a memoria la serie di 3 cifre del lucchetto, ma perché non c’era la chiave??? Poi, attimi di terrore alla prima riapertura, ci sembrava di essere degli scassinatori di casseforti. Prima una scrocchiata alle dita poi, per avere tutta la necessaria sensibilità, sfregamento di polpastrelli e limatina alle unghie, nel segno della migliore tradizione dei ladri D.O.C., quelli dei film. Al terzo tentativo ci riesco, mi guardo in giro, ho il sospetto che stia per suonare un allarme … no, non siamo in banca. Ma non è finita qui, il problema è che dovremo, ad ogni sosta, allucchettare (che parola onomatopeica! Lo sentite il rumore dei congegni che scattano??) le biciclette insieme, ma come??? Il lucchetto in dotazione ad ogni bicicletta è mignon (al massimo sono 40 cm lineari) e dobbiamo passarlo dalla canna di una a quella di un’altra bicicletta. Urge un’idea brillante …. A chi rivolgersi??? Beh, a me mangiare il pesce mi deve aver fatto bene, sono piena di ….. uhm …. come si chiama?? Ah, forfora … no, che dico, è fosforo. Sì, quello, deve essere quello, non i tanti anni di studi giuridico-umanistici, a farmi trovare la soluzione per avere lunghezze adeguate, però non basta essere intelligenti, bisogna anche essere molto flessibili. Poi, ad Aschach, il nostro Adriano si impossessa di lungo cordone in filo d’acciaio, anche questo sarà utile per sviluppare un megacatenone capace di contenere 5 biciclette; basta fare un po’ di contorsionismo per arrivare ad agganciarle tutte.
E così, solo per i più snodabili tra noi, ci saranno momenti mitici di allucchettamento e slucchettamento di bici, anche 3 o 4 volte al giorno!! Che bello! Quello che tutti noi sognavamo quando abbiamo deciso di fare una vacanza con la bicicletta!
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La cena delle beffe (By Elena) Eccoci qui, abbiamo fatto il bel gesto di invitarli a cena, sì, ma chi l’ha fatto questo gesto??? Stasera è l’ultima cena tutti insieme, ma ci saranno anche gli aggressivi. Non so com’è andata, fatto sta che in albergo mi sono ritrovata davanti Giampiero, baci e abbracci (sull’onda dell’entusiasmo perché erano arrivati tanto, troppo, dopo di noi) e lui che mi dice: “allora, stasera ceniamo tutti insieme, ci troviamo qui alle 8”. Boh!? Comunque sia, incasso con un bel sorriso e me ne vado in piscina. Ci penseremo dopo. Alle 8 ci ritroviamo, allora era vero! Non me l’ero sognato!! Qualcuno li ha invitati!!! Arriviamo tutti insieme al ristorante e proviamo a posizionarci, ma anche senza bici proprio non c’entriamo! Ci comprimiamo un po’ e, strizza di qua e strizza di là, ci sediamo, cercando nel contempo di “mantenere un po’ le distanze” da loro. Si parte con l’ordinazione delle bevande e iniziano le prime scaramucce, qualcuno tiene il conteggio delle birre, ma questo non basta e allora, loro, gli aggressivi, aprono il “fuoco” con un tazebao di saluto: “Ciao, PIGRI!!”. Ma questa è provocazione! Dobbiamo reagire. E così parte il fuoco di fila, rispondiamo con un cartello “W l’Aggressive tour boat, il capitano del battello vi ringrazia della lunga permanenza e vi augura buon proseguimento!”
Diciamo che siamo entrati nel vivo della disputa e la risposta non si fa attendere “Aho! Ce potete solo copià” in questo notiamo un lieve accento laziale, ma rende un po’ l’idea del livello della sfida dialettica. E giusto per mantenere il livello, noi replichiamo con “meglio copiare che.... scoppiare!”, ci siamo chiamati la risposta da soli: “l’unica cosa che c’è scoppiata è una camera d’aria!”. Al che ormai non c’è più risposta, abbiamo esaurito le tovagliette e anche un po’ di voglia… Ne approfittano gli aggressivi che assestano il colpo finale: “ve so’ finite le risposte? Siete proprio PIGRI!”. Non ci resta che accusare il colpo, sorridere e invitarli “fuori”…. a bere qualcosa insieme!
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