IL PASTO DEI GRIFONI
Di  Adriano Ongaro 

C'è un posto, nel centro della Spagna, dove vivono circa 200 coppie di Grifoni.  I Grifoni sono degli enormi avvoltoi dall'apertura alare di circa tre metri (una penna delle loro ali può superare il mezzo metro di lunghezza).

 Questi bellissimi uccelli hanno trovato il loro habitat in un suggestivo canyon calcareo, la località si chiama Montejo de la Vega e qui i Grifoni vivono indisturbati grazie alla presenza del WWF spagnolo che ha creato una vera e propria  "riserva naturale".

Lo stesso WWF ha organizzato dei "campi di lavoro" proprio all'interno del canyon per aiutare a preservarne l'ambiente.  Tra i vari  "lavoretti"  era nostro compito ad esempio contare i neonati e classificare i nidi dei Grifoni osservando attentamente, a debita distanza con potenti cannocchiali, le pareti del canyon.

 Ma la cosa più interessante è osservare gli animali quando mangiano, e a questo scopo in un'impervia zona della riserva è stato allestito un  "carnaio".  Come molti certamente sapranno, il cibo principale di ogni avvoltoio che si rispetti è costituito da carogne di animali.  In questo "carnaio"  è stato costruito un piccolo edificio, che funge da capanno di osservazione, antistante un grande spiazzo pianeggiante sul ciglio di un dirupo.  In quest'area vengono messi vari animali morti (gli allevatori della zona conoscono l'esistenza di questo carnaio e quando muore un animale contattano il WWF).

             Fortuna volle che durante la mia permanenza al campo morì per malattia un grosso maiale di circa 300 Kg di peso.  La povera bestia fu prontamente scaricata nel bel mezzo del carnaio.

             Scattò quindi l'appostamento; subito dopo aver depositato il maiale ci chiudemmo nel piccolo osservatorio, ma l'attesa fu vana.  Dovete sapere che i Grifoni sono animali molto sospettosi e assistendo ai vari movimenti di scarico del maiale e infrattamento dei campisti, non si sono fidati ad atterrare sulla carogna.  Abbiamo solo assistito ad alcuni voli rotatori sopra la zona (tipici degli avvoltoi) con cui hanno studiato la situazione.  Bisogna anche ricordare che molti animali selvatici, a differenza di noi esseri umani, non necessitano di mangiare tutti i giorni e un pasto può essere sufficiente per svariato tempo.  

             Naturalmente il carnaio non è l'unica fonte di cibo per i Grifoni della zona, in quanto i vari animali che muoiono in natura costituiscono la loro normale fonte di cibo.  Il carnaio viene utilizzato per l'osservazione ravvicinata, anche perché molti esemplari sono stati inanellati appena nati e registrando la presenza nelle varie zone di migrazione se ne studiano le abitudini, l'età, eccetera.

Ma torniamo al gruppetto di amici ansiosi di partecipare, o meglio di assistere al banchetto.  Fu presa una decisione: tornare la mattina dopo prima dell'alba, cosicché nessun volatile potesse vederci entrare nel casottino.  Detto, fatto!  Sveglia alle ore 4.00 (di un gruppo ridotto di sei persone) e partenza per il carnaio.  Dopo svariate ore di attesa constatiamo che la levataccia è stata inutile!!  Anche stavolta nessun atterraggio ma solo tantissimi Grifoni in volo rotatorio sulla zona.  Devo dire che era un po' inquietante vedere le ombre degli uccellacci proiettate sul terreno, ansiosi di mangiare ma ancora malfidenti per qualche motivo a noi sconosciuto.

Usciamo così allo scoperto, provocando una fuga generale sopra le nostre teste.  Intanto il nostro amico maiale cominciava a gonfiarsi e il colore della sua pelle da rosa divenne violaceo; effetti della putrefazione che, grazie anche alla temperatura di quella calda estate, stava facendo il suo corso.  Non sto a raccontarvi del profumo che iniziava a diffondersi....  

 

Passeggiando per il carnaio notammo che alcuni Grifoni erano atterrati a debita distanza, così pensammo a una sorta di sentinella che in qualche modo era preposta ad avvisare gli altri che non vi fosse pericolo.  Decidemmo di fare un altro tentativo la mattina successiva; tornammo però sul luogo la sera stessa verso mezzanotte per verificare se la nostra teoria della sentinella stava in piedi. In effetti dopo una  "rumorosa" passeggiata intorno al casottino di osservazione, sentimmo volare via da un albero un grosso animale. Vuoi vedere che avevamo  "liberato"  l'area da possibili  "spie" ?

Tornammo fiduciosi dopo poche ore di sonno, ancora più presto della mattina prima (il gruppo si era ulteriormente assottigliato).  Visto che c'era parecchio da aspettare, ci mettemmo a dormire.  A un certo punto il responsabile del campo Louis, sottovoce ci chiamò. Non fui subito sicuro di essermi svegliato, i suoni che udivo sembravano provenire direttamente dall' inferno!!!!!   Appena guardai fuori attraverso lo spioncino mi trovai davanti uno spettacolo raccapricciante.

  

Non mi sarei mai aspettato di vedere così tanti Grifoni accanirsi su quel povero maiale.  Tutto il piazzale era coperto di Grifoni che urlavano, si rincorrevano saltellando, si prendevano addirittura a calci!  Uno spettacolo davvero incredibile.  Sfoderammo macchine fotografiche e telecamere e iniziammo avidamente a riprendere la scena. Finalmente! La nostra pazienza era stata ampiamente ripagata.

Il banchetto durò diverse ore e ci furono anche alcuni  "ospiti": qualche Capovaccaio (avvoltoio di stazza più piccola e dal caratteristico muso) si avvicinò timidamente alla scena accontentandosi di qualche brandello di carne che volava in giro.  Ma ad un certo punto arrivò lui, tutto nero: L'Avvoltoio Monaco.  Un unico esemplare, tra l'altro assai raro per la zona, si avvicinò indisturbato al maiale, prese la sua parte e se ne andò così come era venuto.  Non è una novità che nel mondo animale esistono le gerarchie tra le varie specie, così come al Capovaccaio non venne in mente di infilarsi nella mischia, nessun Grifone provò a contrastare l' Avvoltoio Monaco.

             Al termine del pasto rimase solo la pelle del maiale, ormai svuotata e appoggiata alle ossa.  Noi ci guardammo ancora increduli per aver assistito a uno spettacolo della natura, così violento ma così interessante.

                          

                                                           Adriano Ongaro

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